LETTERA APERTA
Al Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni
All’Assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Regione
Lombardia Cristina Cappellini
E p.c.
Al Ministero degli Affari Regionali -Roma
All’ANCI-Roma
All’UNAR – Roma
Milano, 4 Gennaio 2015
Oggetto : Incontro a difesa della famiglia organizzato dalla Regione
Lombardia per il 17/1/2015 dal titolo "Difendere la Famiglia per difendere la Comunità”.
Apprendiamo con assoluto sconcerto che è stato organizzato a cura della
Regione Lombardia un incontro a difesa della famiglia dal titolo "Difendere la
Famiglia per difendere la Comunità” in
collaborazione con Alleanza Cattolica, Fondazione Tempi, Obiettivo
Chaire, Nonni 2.0. Naturalmente verrà aperto da Lei assessore Cappellini e chiuso da Lei presidente
Maroni.
Il titolo è accattivante ma, quando abbiamo visto il programma ed i
relatori, abbiamo ben compreso che di tutt’altro si tratta e cioè dell’ennesimo attacco
organizzato con alcune figure ed organizzazioni dell’integralismo cattolico contro le persone LGBTI in tema di diritti
nel tentativo di negare la liceità delle relazioni di amore tra persone dello stesso
sesso e per impedire qualsiasi riconoscimento da parte dello stato alle loro unioni. Questo naturalmente in nome
della difesa di una istituzione, la famiglia, che nessuno si sogna di mettere in
discussione, anzi.
Fin qui non ci sarebbe nulla di strano o di nuovo se non fosse che chi
organizza è una istituzione pubblica all’interno della propria sede e inoltre che senso ha il logo
dell'EXPO 2015 sul manifesto di convocazione?
E' grave, assolutamente unilaterale e scorretto, non separare
l'attività istituzionale da quella di partiti, movimenti ed ideologie che sostengono le maggioranze. Occorre
sempre correttezza istituzionale e rispetto della pluralità.
Per entrare nel merito a noi pare che una istituzione dovrebbe tener
conto del dibattito politico e culturale nella società nonché della ricerca scientifica e non essere
promotrice di iniziative partigiane e divisive figlie di stereotipi e pregiudizi non basati su alcuna
acquisizione scientifica ma su principi che appartengono alla sfera individuale e non possono in alcun
caso essere usati per ferire o colpire altri o per pretendere omologazione di tutti e della società
civile al proprio sentire.
Abbiamo il dovere di ricordare il dolore e la sofferenza che provano
migliaia di giovani e meno giovani a causa degli insulti, dell’isolamento sociale, delle
discriminazioni e degli atti di omofobia subiti perché omosessuali o transessuali. E come non tenere in
mente i tanti genitori che vivono la scoperta o l’accettazione della loro omosessualità o transessualità
da adulti perché da giovani non si sono potuti riconoscere per l’educazione discriminatoria verso le
diversità e non hanno aiuto neanche oggi dalle istituzioni per farsi comprendere dai loro figli e
figlie che dalla scuola ricevono una educazione sessista e discriminatoria? E i figli di famiglie
omogenitoriali che nelle stesse scuole
ricevono una educazione che non contempla loro e le loro famiglie? Ed è
infatti un dato di realtà che oggi la forma della famiglia non sia una sola ma le famiglie
plurali sono sostanza di ricchezza di umanità e risorse nella società.
Ci troviamo di fronte a persone che “sono” non “scelgono” e quindi
attacchi, discriminazioni e svilimento della sfera affettiva e relazionale noi le rigettiamo con
forza.
Non ci sono ,a prescindere da quello che qualcuno pensa, modelli da
esportare. Tra l’altro perché un giovane dovrebbe “scegliere” di mettersi in una situazione
che oggi prevede la necessità di un percorso spesso doloroso? Sembrerebbe per lo meno bizzarro. E
comunque anche se fosse una scelta e la comunità scientifica nega ormai da anni questa ipotesi chi
dovrebbe essere il giudice?
Non si può insegnare a essere gay come non si può insegnare ad essere
etero, né la richiesta di matrimonio egualitario e riconoscimento civile per le coppie dello
stesso sesso inficia minimamente l’istituto matrimoniale eterosessuale. La crisi della famiglia
“tradizionale” viene da lontano e nulla ha a vedere con i diritti delle persone LGBTI quanto piuttosto con
profonde modificazioni sociali,
economiche e di valori. Se qualcuno per sua tranquillità pensa il
contrario ci sembra che sia fuori strada.
Questo ed altro vorremmo poter dire in una sede autorevole se si
accettasse un confronto sereno e costruttivo e soprattutto si riconoscesse valore a tutte le persone
per come sono e non percome qualcuno le vorrebbe.
Con la presente invitiamo la Regione Lombardia a non dar corso
all’iniziativa nei termini
previsti ma semmai a volerla riprogrammare in modo meno fazioso ed
unilaterale.
In attesa di un cenno di riscontro
Distinti Saluti
Milano, 4 gennaio 2015
Per A.GE.D.O.
Fiorenzo Gimelli, presidente
Per Famiglie Arcobaleno
Giuseppina La Delfa, presidente
Per Rete Genitori Rainbow
Cecilia d’Avos, copresidente
Fabrizio Paoletti, copresidente
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