PETIZIONE: STOP ALL’OMOFOBIA A SCUOLA
NESSUNO UGUALE; TUTTI UGUALI
Perché
lesbiche, gay, bisessuali, trans devono stare male a scuola?
“Le scuole devono essere luoghi
sicuri, devono combattere gli atteggiamenti discriminatori, creare comunità
accoglienti, costruire una società inclusiva e permettere l’Educazione per
Tutti.” (UNESCO 1994).
La scuola
pubblica, così come è stata delineata dalla nostra Costituzione, rappresenta il
luogo privilegiato in cui riconoscere il diritto di tutti ad essere sostenuti
nel cammino verso "il pieno sviluppo della persona umana",
attraverso la rimozione degli "ostacoli di ordine economico e sociale",
che limitano di fatto "la libertà e l'uguaglianza dei cittadini".
La scuola è uno strumento di attuazione dell’articolo 3, perché a scuola
vengono poste le basi affinché ogni bambino e bambina, ogni ragazzo e ragazza
abbia tutte le opportunità per realizzarsi come persona.
Purtroppo in
Italia per molti ragazzi e molte ragazze gay, lesbiche, bisessuali e
transessuali così non è: la scuola non è un luogo sicuro, un posto dove trovare
modelli positivi su cui progettare la propria vita. Anzi, la scuola può
rappresentare il luogo in cui essere gay, lesbiche, bisessuali o transessuali
significa essere esposti all’insulto, alla derisione, all’isolamento; un luogo
in cui si impara che è meglio nascondersi per evitare violenza, bullismo,
emarginazione.
Un luogo in
cui è difficile anche chiedere aiuto perché significa esporsi, non trovare
l’appoggio dei compagni o degli adulti. Un luogo in cui il diritto
all’istruzione passa in secondo piano, perché l’adolescente gay, lesbica,
bisessuale e transessuale deve prima di tutto difendere la propria persona.
Tutto ciò provoca gravi conseguenze, anche irreversibili, sul piano educativo
ed esistenziale: forte disagio e paura di
tornare a scuola, diminuzione del rendimento scolastico, abbandono degli studi,
emarginazione, livello basso di autostima, sentimenti di depressione e
impotenza, rischio di tentato suicidio e suicidio.
Le ricerche
nazionali e internazionali parlano chiaro: il 4% degli studenti ha subito
ripetutamente, con cadenza settimanale, atti aggressivi perché percepito come
gay, lesbica, bisessuale o transessuale, soprattutto nel periodo che va dalla
terza media al primo biennio della scuola superiore; sono quindi circa oltre 100.000 le vittime di bullismo omofobico per
anno scolastico. Ben un terzo dei giovani, che ogni anno si tolgono la
vita, è costituito da gay, lesbiche, bisessuali e transessuali; inoltre gay, lesbiche,
bisessuali e transessuali tentano di uccidersi da due a tre volte più spesso
rispetto agli e alle eterosessuali della stessa età, a causa della
discriminazione e stigmatizzazione sociale.
Per questi motivi le Associazioni
che presentano questo documento da anni sono impegnate a lavorare con le scuole
e nella società per diffondere una cultura del rispetto, per dare visibilità e
legittimità all’essere gay, lesbica, bisessuale e transessuale, sottolineando
che non è una malattia, né contro natura
o una perversione, ma, come affermato già nel 1990 dall’Organizzazione Mondiale
della Sanità, l’omosessualità è “una variante naturale del comportamento
umano”, che comporta l'attrazione affettiva e/o sessuale tra
individui dello stesso sesso. Un lavoro
faticoso, soprattutto in un Paese in cui non vi è alcuna tutela giuridica per
le coppie dello stesso sesso e non vi è ancora una legge che contrasti
l’omofobia e la transfobia. Ma un lavoro che ha iniziato a dare i suoi frutti e
grazie al quale molti studenti hanno potuto ascoltare nelle loro scuole, in una
dimensione positiva ed educativa, parole come gay, lesbica, omosessualità,
bisessualità e transessualità, parole riferite a persone reali che potrebbero
conoscere o che conoscono già (compagni, sorelle e fratelli, genitori,
insegnanti, amici), rifiutando quegli stereotipi, che ancora troppo spesso
nella nostra società sono fonte di stigma e discriminazione.
Purtroppo in
questi ultimi tempi sembra essersi acceso un fuoco incrociato su chi sta
cercando di costruire un clima sociale di rispetto per la dignità delle persone
gay, lesbiche, bisessuali e transessuali: movimenti, associazioni, gruppi
religiosi oltranzisti e giornali fanno campagne martellanti cercando di creare
allarme tra i genitori e i giovani per impedire che nelle scuole si combatta
l'omofobia e la transfobia e che ragazzi e ragazze, gay, lesbiche, bisessuali,
transessuali e non, possano trovare nella scuola quella cultura che guarda al
rispetto delle differenze e alla negazione della violenza fisica, verbale e
psicologica. In questo clima vengono
sostenute le anacronistiche e pericolose “terapie riparative”, sulle
quali l’Ordine degli Psicologi ha preso una posizione forte e chiara: “Le ‘terapie riparative’ e ogni teoria
filosofica o religiosa che pretenda di definire l’omosessualità come
intrinsecamente disordinata o patologica, non solo incentivano il pregiudizio
antiomosessuale, ma screditano la professione e delegittimano il loro impegno
come professionisti per l’affermazione di una visione scientifica
dell’omosessualità, variante normale dell`orientamento sessuale”.
Queste
campagne si oppongono al lavoro voluto dal Consiglio d’Europa attraverso la
Strategia Nazionale, che fatica a realizzarsi nel mondo della scuola ma, cosa
ancor più grave, delegittimano e colpiscono ragazzi e ragazze, volendo
riportare gay, lesbiche, bisessuali e transessuali in una condizione di
esclusione sociale, privi di dignità e diritti.
Di fronte a
questa grave situazione chiediamo alle cittadine e ai cittadini del nostro
Paese, al mondo della scuola, dell’università, della ricerca e della cultura di
aderire al nostro appello affinché la scuola pubblica e laica, nata dalla nostra
Costituzione, sia una scuola che includa, aperta alle trasformazioni sociali,
un luogo fondamentale per contribuire alla produzione di identità, di tutte le
identità: eterosessuali, omosessuali, bisessuali e transessuali. Una scuola che
faccia conoscere i problemi, le persone, le loro storie e le loro risorse, che
sappia parlare di questi temi con i ragazzi e con le ragazze ma anche con i
bambini e le bambine, trovando il linguaggio adatto per ogni età, anche perché
sono sempre più numerose le famiglie formate da persone dello stesso sesso che
iscrivono e seguono i propri figli a scuola, che collaborano con il personale
scolastico, che partecipano agli organi collegiali e alla vita democratica di
questa fondamentale istituzione. Una scuola che sia quindi attenta alla realtà
specifica e ai bisogni educativi dei bambini e delle bambine con un genitore
omosessuale o con due mamme o con due papà, affinché non siano essi stessi
vittime del pregiudizio omofobico che colpisce i loro genitori.
Per tutti
questi motivi chiediamo al Presidente del Consiglio e al Governo che sia
rafforzata e data piena attuazione alla “STRATEGIA
NAZIONALE per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate
sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013 -2015)”,
anche nella prospettiva del triennio 2016-2018; chiediamo infine che alla
scuola sia data la possibilità di essere nel suo compito educativo uno spazio
di elaborazione culturale e sociale che risponda alle esigenze di cambiamento e
che contribuisca a quella uguaglianza sostanziale tra tutti i cittadini, di cui
il nostro Paese ha tanto bisogno.
Le Associazioni proponenti: A.GE.D.O., ARCIGAY, ARCILESBICA,
ASSOCIAZIONE RADICALE CERTI DIRITTI, EQUALITY ITALIA, FAMIGLIE ARCOBALENO, GAY
CENTER
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