I colori dello sterminio


Oggi, 27 gennaio,  si celebra la Giornata della Memoria, istituita nel 2000 dal Parlamento Italiano per ricordare l’Olocausto e le vittime dello sterminio nazista. E' la data in cui, nel 1945, le truppe sovietiche dell’Armata Rossa scoprirono ad Auschwitz un campo di concentramento con tutto l'orrore che conteneva e che i sopravvissuti raccontarono. Per molto tempo la gente ha ignorato, tuttavia, che nei campi di  sterminio, oltre ad ebrei, disabili, malati mentali, oppositori politici e Rom, furono  deportati  omosessuali e transessuali considerati malati e sottoposti a torture ed esperimenti particolarmente atroci. Ecco alcuni dei  colori  utilizzati per  identificare gli  internati nei  campi di concentramento nazisti. Erano triangoli di stoffa da applicare sulle divise dei prigionieri.
  La legge tedesca   che proibiva l’omosessualità  era nota come Paragrafo 175 e venne abrogata solo nel 1969. Il confino fu uno degli strumenti del fascismo utilizzato per reprimere l’omosessualità.  Oggi, c’è ancora moltissima strada da fare . L’omofobia non è stata debellata. Il “confino” per le differenze  non è finito. Ci sono ancora oggi in Italia, nel 2012, persone, e peggio ancora politici e rappresentanti istituzionali, che considerano l'omosessualità una turba psichica. Alle aberranti dichiarazioni omofobe di molti nostri dirigenti religiosi e politici, però, non sempre c'è una risposta pronta in termini sia giuridici – in quanto l'Italia non ha ancora purtroppo una legge contro l'omofobia – sia di mobilitazione civile tale da indurli a dimettersi, come è accaduto qualche settimana fa a Lecce. Questo clima e la mancanza di un'opposizione chiara e decisa contro chi, soprattutto “ai piani alti” , pensa ancora che l'omosessualità sia un'anomalia, sono seme e concime a favore dell'intolleranza. L'omofobia, purtroppo, è presente sia a destra che a sinistra, per non parlare del centro. Per combatterla bisogna puntare sull'informazione corretta e sulla cultura e aprire varchi di dialogo, cercando di sensibilizzare il maggior numero possibile di persone alla questione, anche la stessa Chiesa, le cui gerarchie sono ancora sorde e colpevolmente corresponsabili del clima di intolleranza che il Paese vive, pur se nella base si percepisce qualche apertura.
GianFranca Saracino

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