Anche AGEDO LECCE sottoscrive il comunicato diffuso da alcune associazioni che insorgono
contro l'esibizione dell'artista giamaicano Capleton che canta l'omofobia. Il concerto è previsto Sabato
20 aprile a Trepuzzi. Dissenso anche da
parte dell’Unione dei Sindaci del Nord Salento. Pericolosa e intollerabile
l’istigazione all’odio per le persone
LGBT. Questo il comunicato:
PERCHE’ SCEGLIAMO DI DIRE NO A CAPLETON
"Arriva
oggi in Italia per rimanervi almeno fino al 26 aprile, Clifton George Bailey
III, meglio conosciuto con gli pseudonimi di Capleton, The King of Fire o Il
Profeta, cantante giamaicano di fama, già tristemente noto per i messaggi
sessisti e di odio verso le persone gay e lesbiche contenute nei suoi brani.
“…sodomiti e gay, io gli sparo…”, oppure “brucia il gay, fai vedere il sangue
al gay” o ancora “legateli e impiccateli vivi/di tutti i gay che girano qua
intorno/la madre terra dice che nessuno può sopravvivere”, sono solo alcune
delle strofe delle sue canzoni, parole, insomma, che non lasciano spazio ad
alcun fraintendimento. Negli anni passati i concerti di Capleton
sono stati cancellati per le proteste dei movimenti e delle associazioni di
donne e LGBT, che anche questa volta non hanno mancato di mobilitarsi e di
chiedere l’annullamento delle sue esibizioni, come ha fatto il Circolo Rivolta
di Marghera, che avrebbe dovuto ospitarlo il prossimo giovedì. Mobilitazione a
cui aderiamo e di cui condividiamo l’urgenza, perché è intollerabile che in un
paese dove i femminicidi e l’omofobia sono ancora tristemente e prepotentemente
all’ordine del giorno, si debba continuare a ribadire che parole di quel
tipo non sono le benvenute. Perché l’incitazione alla violenza è ancora più
grave se si considera il giovane pubblico che frequenta i concerti del
musicista reggae. Diverse voci hanno nelle scorse settimane rivolto
l’invito a riconsiderare l’iniziativa anche ai gestori del Livello 11/8 di
Trepuzzi che domani, 20 aprile, aprirà le sue porte a Il Profeta. A
questo punto è bene precisare che:1) il cantante nel maggio del 2007 ha
firmato il Reggae Compassionate Act, secondo cui - il riferimento è agli
artisti della Comunità Reggae - “sebbene ciascuno abbia il diritto di avere e
di esprimere le sue opinioni…non ci può essere spazio per l’odio e il
pregiudizio, come per il razzismo, la violenza, il sessismo e l’omofobia”, e
che dovrebbe impegnare chi lo sottoscrive “a non fare affermazioni e a non
cantare brani che incitino all’odio e alla violenza contro chiunque a
prescindere dalla comunità di appartenenza”; 2) che i
gestori del Livello 11/8, che non hanno direttamente organizzato il concerto ma
che lo ospiteranno per conto di altri, proprio al Reggae Compassionate Act
fanno riferimento per giustificare la presenza di Capleton “molto amato e
seguito nel Salento in cui non è la prima volta che tiene i suoi concerti” e
che si sono impegnati, qualora frasi del tenore di cui sopra dovessero essere
pronunciate durante la serata del 20 aprile, non solo a prendere le distanze ma
“a interrompere in qualunque momento il concerto”. Nonostante le
rassicurazioni e gli impegni presi da più parti, insieme ovviamente alla
possibilità che chiunque possa redimersi - redenzione rispetto alla quale si
potrebbero comunque avanzare dei dubbi perché suona molto di operazione
commerciale per poter continuare a fare i concerti - non riusciamo a
comprendere la scelta del Livello 11/8; non riusciamo proprio a capire perché
un luogo come questo che ha una vocazione culturale e non solo commerciale, e
che finora ha dimostrato attenzione e sensibilità nella programmazione e
offerta artistica, debba correre il rischio di sentire risuonare nei suoi
spazi, anche solo per una sera, frasi che inneggiano a “prendere un bazooka
e a uccidere i froci” – ricaduta da prendere in considerazione e già
verificatasi altrove come testimoniato da più parti; e di diventare esso stesso
veicolo di messaggi violenti, sessisti e omofobi. Non ci sembra, infine,
che le nostre parole possano essere lette come il solito tentativo di censura
“vecchio stile” e di chiusura verso le opinioni e le libertà di espressione
altrui. Perché la risposta a chi istiga e/o ha istigato all’odio verso ogni
diversità non può che essere un no chiaro e forte. Con il rammarico che quei
soggetti possano attraversare i luoghi di cultura di questo territorio, che non
ne ha poi così tanti e che dovrebbero rappresentare gli spazi di critica e di
promozione di messaggi e comportamenti altri".
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