Lettera a Bossi Fedrigotti

Oggetto:
lettera a Bossi Fedrigotti sull'art. del 15.2.2014
Data:
Sat, 15 Feb 2014 16:47:51 +0100

A:
Messaggio originale

Gent.le dott.ssa Bossi Fedrigotti,
 in relazione al suo art.  pubblicato oggi,  15.2.2014, sul Corriere della Sera,  “Ma re e regine fanno male ai bambini?”, come madre mi sento di condividere con lei alcune considerazioni  nella speranza che possa leggerle, anche se non mi illudo che siano pubblicate. 

Mio marito ed io abbiamo due meravigliose gemelle monovulari, oggi hanno quasi 36 anni e sono apprezzate professioniste. Una ha orientamento eterosessuale e l’altra  omosessuale ( è, quindi, lesbica – che non è una parolaccia). Come tanti genitori della mia generazione ( ho quasi 63 anni) sono cresciuta con in testa , negli occhi e nel bagaglio educativo, veicolato anche dalle fiabe di principi e principesse,  l’idea di un unico modello affettivo, sessuale, di coppia e di famiglia e nell'ignoranza completa di differenti realtà e orientamenti. Può forse immaginare, o forse no, il grande dolore psicologico, emotivo ed affettivo che abbiamo, nostro malgrado,  inferto a nostra figlia - e di conseguenza anche alla sua innamorata coetanea, circa 20 anni fa -  alla  scoperta della sua omosessualità,  non accettando e non comprendendo il suo orientamento.  A causa di questa ignoranza ,
anche noi genitori abbiamo sofferto.
Gentile dott.ssa, se l’informazione fosse stata adeguata e aggiornata, tanto male e tanti traumi a milioni di famiglie e di persone sarebbero stati  evitati negli anni  passati e lo sarebbero ancora oggi. La colpa , naturalmente, non è delle fiabe, ma di una volontà precisa di ignorare, di  “silenziare” e di condannare senza appello  una realtà naturale di attrazione, di affetti e di sentimenti, che esiste da sempre - anche se non appartiene alla maggioranza - e che è naturale sia nel mondo umano che animale. Trovo, perciò,  di grande  valore etico, educativo, sociale e civile l’iniziativa del Dipartimento delle Pari Opportunità a cui lei fa riferimento nel suo articolo.
Nessuno “rottamerà” le fiabe, come lei paventa. Esse rimangono , come i miti e le leggende,  un grande patrimonio culturale e fantastico, che non può più, però,  essere preso come modello di riferimento per la costruzione e per l’evoluzione  di una società veramente civile che deve necessariamente e doverosamente partire, per i suoi progressi, dalla realtà variegata  delle persone, appunto.
Oggi sono una mamma socia  A.Ge.D.O ( associazione genitori di omosessuali) e non capisco più perché  nel 2014 le mie due figlie non debbano  veder riconosciuti nello stesso identico modo i loro affetti, i loro progetti di vita,   i diritti e i doveri. 
Lei parla nel suo articolo di “corsa precipitosa in avanti”. Non le pare che i milioni , sottolineo milioni, di persone omosessuali nel mondo abbiano patito abbastanza? Ricorderà i triangoli rosa, ricorderà   le aggressioni, ricorderà i suicidi dei giovani anche lo scorso anno. Non le pare che aspettino da troppo troppo tempo di essere riconosciuti cittadini alla pari degli altri? O questo vale solo per le imposte da versare?
Siamo nel 2014.  Nel 1973 l’ APA ( American Psychiatric Association )  cancellò  l’omosessualità dal DSM e nel 1990 l’OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità) la derubricò  dall’elenco delle  malattie mentali, definendola “una variante naturale della sessualità umana”, ma molti, ignari, la ritengono ancora un disturbo e contrastano e condannano ciò che alla natura appartiene.
Siamo nel 2014. Vogliamo aspettare il prossimo secolo?  I nostri figli non hanno tutto questo tempo.  

Grazie dell’attenzione e cordiali saluti.

 GianFranca Saracino – Lecce 

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